Il licenziamento senza giusta causa potrebbe colpire qualsiasi lavoratore ed è bene sapere come tutelarsi.
Il licenziamento è l’atto con cui il datore di lavoro decide unilateralmente di risolvere il rapporto di lavoro.
Deve essere comunicato necessariamente in forma scritta, con l’indicazione dei motivi e con il preavviso previsto contrattualmente.
Diverso è il caso in cui si verifica la scadenza naturale del contratto di lavoro a tempo determinato. Infatti, in questa ipotesi, il datore di lavoro non deve dare nessuna comunicazione per iscritto.
Sia in caso di licenziamento che in caso di scadenza naturale del contratto è comunque possibile richiedere la disoccupazione, indennità che spetta al lavoratore che abbia perso involontariamente il posto di lavoro, cioè non per sua volontà (come invece avviene in caso di dimissioni volontarie).
La disoccupazione spetta anche quando il lavoratore si sia dimesso per giusta causa, quindi per responsabilità del datore di lavoro, ad esempio perché quest’ultimo non ha pagato lo stipendio per almeno due mensilità.
Licenziamento ingiusto: attenzione alle tempistiche
Se si ritiene di essere stati licenziati ingiustamente oppure senza il rispetto della corretta procedura, il lavoratore può impugnarlo entro 60 giorni dalla ricezione della sua comunicazione o dalla comunicazione dei motivi, ove non contestuale.
Scarica qui il fac-simile di una lettera di impugnazione del licenziamento.
L’impugnazione deve essere a sua volta comunicata in forma scritta al datore di lavoro con raccomandata, p.e.c. o consegna a mano.
In questa fase si consiglia di comunicare al datore di lavoro la propria disponibilità a riprendere immediatamente l’attività lavorativa.
Successivamente – qualora la questione non sia stata risolta mediante un accordo tra le parti – entro 180 giorni dal licenziamento occorre depositare in tribunale un apposito ricorso che darà inizio ad una vera e propria causa di lavoro.

Durante la causa sarà ancora possibile trovare un accordo tra le parti, in caso contrario, il lavoratore dovrà provare con documenti e testimoni l’illegittimità del licenziamento ingiusto per cercare di ottenere un cospicuo indennizzo economico o la reintegra nel posto di lavoro.
Quando il licenziamento può considerarsi ingiusto?
Per prima cosa bisogna precisare che la legge tutela il posto di lavoro prevedendo il licenziamento come “ultima ratio”. Rappresenta quindi la sanzione più estrema per punire il lavoratore che non si sia comportato secondo le regole concordate.
Esistono infatti una serie di provvedimenti meno gravi da applicare come avvertimento al lavoratore “indisciplinato” (es: rimprovero, multa, sospensione dal lavoro).
L’impugnazione del licenziamento potrà basarsi su motivi formali (non è stata data comunicazione degli addebiti in caso di licenziamento disciplinare, mancanza di comunicazione scritta, ecc.) oppure sostanziali, quando ad esempio si voglia dimostrare che il fatto contestato non è accaduto (ad esempio, non è vero che sono stati rubati beni aziendali).
Per le ipotesi di licenziamento orale (e quindi inefficace) leggi il nostro approfondimento.
È possibile inoltre impugnare:
– il licenziamento discriminatorio, determinato esclusivamente da caratteristiche personali del lavoratore, quali il sesso, la nazionalità, l’orientamento sessuale, ecc.
– il licenziamento ritorsivo ossia la “vendetta” comminata dal datore di lavoro a fronte di un comportamento del lavoratore legittimo ma evidentemente sgradito;
– il licenziamento della lavoratrice in maternità.
Vediamo a questo punto quali sono invece i motivi per cui un lavoratore può essere licenziato:
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- Giusta causa
Il comportamento del lavoratore è talmente grave da rompere definitivamente e immediatamente il rapporto di fiducia con il datore di lavoro (ad esempio il furto di denaro dalla cassa).
In questo caso non è richiesto preavviso, il licenziamento può avvenire “in tronco”.
Tuttavia, trattandosi di un licenziamento di tipo disciplinare, è comunque necessario comunicare al lavoratore gli addebiti mossi nei suoi confronti e consentirgli di difendersi e fornire la sua versione dei fatti, seguendo apposite procedure.
Quasi sempre l’elenco dei comportamenti costituenti giusta causa di licenziamento è contenuto nel contratto collettivo di lavoro.
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- Giustificato motivo soggettivo
Anche questo è un licenziamento di tipo disciplinare ma per fatti meno gravi di quelli che determinano la giusta causa. Infatti a differenza del caso precedente, è necessario fornire al lavoratore il preavviso.
Si può comminare in caso di scarso rendimento del dipendente, di sua negligenza grave nell’esecuzione delle mansioni, assenze ingiustificate o per il mancato rispetto delle direttive impartite dal datore di lavoro.
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- Giustificato motivo oggettivo
Riguarda ragioni inerenti l’organizzazione aziendale, può quindi essere determinato dalla cessazione dell’attività d’impresa o dalla sua crisi, dalla soppressione delle mansioni o della sede in cui era assegnato il lavoratore, qualora risulti impossibile ricollocarlo altrove compatibilmente con il suo inquadramento.
Vengono ricondotti alla figura del giustificato motivo oggettivo anche le ipotesi di sopravvenuta inidoneità fisica o psichica del lavoratore che perda le capacità necessarie a svolgere le mansioni per le quali era stato assunto.
Il licenziamento è una materia complessa ma la legge tutela il lavoratore in vari modi.
Consultare un esperto ti consentirà di comprendere al meglio la situazione in cui ti trovi e prendere la strada più conveniente per far valere i tuoi diritti.